Tranne la Roma, non c’è proprio nessuno in questa Serie A che possa dormire sonni tranquilli. Unico escluso, momentaneamente, il Verona di Mandorlini che ha saputo resistere ai dubbi del club sul suo conto dopo la promozione, senza perdere la testa e lasciare soltanto perché il club si guardava comunque attorno. La Juve, l’Inter, il Milan si guardano ognuna allo specchio, perché ottobre è presto ma dicembre potrebbe anche essere già tardi.
Un discorso, quest’ultimo, che vale ancor di più per il Napoli che era partito con la marcia inserita generando un entusiasmo di piazza che alla lunga va gestito. Benitez, giustamente, pensa alla squadra e in questo momento più ai singoli che alla tattica, lui che di lavagne è un ossessionato. In particolare sotto la lente del tecnico, pur non avendo enormi alternative, ci sono adesso Maggio, Inler e Cannavaro. Tre della vecchia guardia. Uomini che secondo il tecnico iberico non hanno digerito, o peggio ancora non vogliono digerire, dettami nuovi rispetto all’era Mazzarri.
In realtà, il problema può essere di natura strettamente tecnica: Inler non è un corridore, preferisce agire palla nei piedi e giocare più orizzontale o trasversale piuttosto che verticale, avendo poco lancio e scarichi imprecisi oppure imprevedibili. Roma ne è stata la dimostrazione più lampante, ma gli indizi già c’erano e paradossalmente Dzemaili ha alcune di queste qualità pur mancando in fase di interdizione.
Il discorso Maggio è più delicato. Il calciatore è assolutamente allineato con la nuova gestione, ma fa fatica a tornare ad essere un quarto naturale rinunciando alla ricezione alta e dovendo occuparsi costantemente della fase difensiva. Non a caso anche in Nazionale non è mai decollato in quella posizione. Il lavoro su di lui prosegue con fiducia, e comunque è un imprescindibile tanto più con l’assenza forzata di Zuniga (ambidestro) e un Mesto costante ma in difficoltà in gare di altissimo livello.
Poi Cannavaro, il capitano, il più discusso. Con l’agente che ormai tratta con le milanesi per gennaio (c’è anche il consiglio del fratello Fabio alle spalle) e non perde occasione per parlare con i media attaccando anche compagni di squadra. Un paradosso, forse una situazione poco immaginabile che lo stesso calciatore sta vivendo e gestendo male. Tutto si può recuperare, tranne i rapporti. E il suo, soprattutto con De Laurentiis, non è così chiaro come il presidente vorrebbe far passare. Le riflessioni reciproche sono in corso d’opera: il momento è quello opportuno, a prescindere da come andrà a finire.
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